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A testa scoperta

Quando iniziò a perdere i primi capelli, Sara aveva appena otto anni. Li trovava sul cuscino, la mattina al risveglio, nel piano della doccia una volta lavati. Annidati a ciocche tra i denti del pettine. Nel tempo le diventavano sempre più sottili, sempre più radi fino a creare piccole chiazze che si ingrandivano. Si moltiplicavano.
«All’epoca non me ne rendevo bene conto. Notavo semplicemente di averne meno, ma non capivo».
Per i medici, invece, la diagnosi fu chiara già dalle prime visite. Alopecia. Forse psicosomatica, forse autoimmune. Forse entrambe. Una malattia che provoca la caduta di peli e di cui ancora si parla poco, sebbene sia molto più diffusa di quanto crediamo.
Sara ha girato gran parte dell’Italia alla ricerca di una cura, di un qualcosa, di una verità che potesse risolverle il problema. Perugia, Cesena, Roma, Bologna. Nessuno, però, è riuscito nell’intento di farle tornare quei suoi boccoli scuri.
«Solo ogni tanto, ricrescevano. Piccoli. Ci speravo sempre, ma sentivo che sarebbero ricaduti».

Il periodo delle medie è stato il passaggio più critico. Non per i compagni, non per gli amici. Anzi. Sara ammette e ringrazia di non essere mai stata giudicata o derisa per questo.
Lo sforzo da compiere è stato soprattutto con se stessa. Si vergognava, si imbarazzava. Anche solo prendere un autobus – essere osservata a lungo da tanti occhi – trovarsi in luoghi affollati, le creava disagio. Le impediva di vivere concretamente la quotidianità.
A dodici anni ha optato per una parrucca. Una soluzione temporanea, di pochi mesi, perché per Sara nascondere la verità equivaleva a coprire qualcosa che non andava. Tornare a casa e toglierla significava doversi rinnegare, quando in lei di sbagliato non c’era proprio nulla.
Imparare ad amarsi era il solo modo per superare lo scoglio.
Ha coperto la malattia con fasce di mille colori, ma ormai è da quando ha finito la terza superiore che i capelli non le sono più ricresciuti. Ha imparato a conviverci. Ha allontanato le insicurezze, ha combattuto dentro di sé.
«Prima di uscire mi ripetevo: non ho niente di cui vergognarmi».
E ora lo sa, ce l’ha fatta. Sara ha sconfitto qualsiasi impaccio.
«Sono più forte. Non faccio caso alle imperfezioni. Un brufolo, una ruga non hanno importanza per me… io non ho i capelli ma se mi guardo allo specchio, mi vedo bella».

Sara oggi ha ventitré anni e un sorriso che disarma. Ve lo assicuro.
Quando le chiedo a chi lo deve, lei non ha dubbi. Alla sua famiglia, che le ha fatto vivere tutto questo come un grande gioco. Che l’ha fatta sentire diversa in modo speciale, esaltando e scovando il lato positivo della sua particolarità.
E poi? Poi agli amici, quelli veri, che non hanno ignorato questa condizione ma l’hanno resa un punto di forza. L’hanno considerata una novità da conoscere.
«Fino a qualche anno fa, pensavo che se per sbaglio mi fosse caduta la fascia, sarei dovuta sparire per sempre dalla circolazione. Oggi vado all’università a testa scoperta. È la mia più grande vittoria».

Ricorda. Ciò che può sembrarti una debolezza è quel che in realtà ti rende unico. Non esiste giudizio, non esiste commento, non esiste nessuno che valga quanto te. È difficile essere forti quando le persone che ti circondano continuano a scoraggiarti, ma tu abbi fiducia. Non aspettarti di essere compatito. Sii invece orgoglioso del tuo essere straordinario. Mostra al mondo il tuo talento, le tue abilità. Quando qualcuno ti butterà giù, trova sempre la forza di tornare in piedi.
Lo sai anche tu, la bellezza è ciò che va oltre la superficie. Brilla laddove puoi fare la differenza, perché sei un capolavoro da non occultare. Ricorda, vai bene esattamente così come sei.

~ Translated into English ~

When she started to lose her hair, Sara was only eight years old. In the morning, at her awakening, she used to find them on the pillow, or in the shower drain after she had washed them. Many locks were left on the comb after she had brushed them. After a while, her hair started to become finer and finer, so thin to leave spots that started to become numerous and large.
«At that time, I couldn’t realize it. I noticed to have less hair, but I was not aware of what was happening, I didn’t understand ».
But for the doctor, the diagnosis was instantly clear since the first medical examination. Alopecia. Perhaps psychosomatic, perhaps autoimmune. Perhaps both. It’s a disease that causes hair loss, it’s more diffuse than people think because it’s quite ignored. Sara wandered around all Italy in order to find a cure, or something, a reason, a truth that could have solved her problem. Perugia, Cesena, Roma, Bologna. But nobody succeeded in the purpose of bringing her back her brown ringlets.
«Occasionally the hair used to grow again. Tiny. I have always been hoping, but I felt they would have fallen again ».
The intermediate school has been the hardest period. Not because of my fellows, nor because of my friends. On the contrary, Sara admits that she had never been judged or mocked, and she is grateful for this. The effort to face has been especially with her-self.
She used to feel ashamed and embarrassed. The only action of taking a bus, being observed for a long time by a lot of eyes, find herself in crowded places, made her feel uncomfortable. It prevented her from living concretely her daily life. At the age of twelve, she chose to wear a wig, a temporary solution of few months, because for Sara to hide the truth was the same as covering something wrong. Coming back home and take it off, meant to deny herself, while there was absolutely nothing wrong in her. Learning to love her self was the only way to overcome the stumbling block.
She covered the illness with multicoloured bands, but now is since she has finished the third year of high school that the hair didn’t grow anymore. She learnt to live with it. She has pushed away all her insecurities, she has fought inside herself.
«I used to repeat to myself, before going out: I am fine, there is nothing to have shame of in me ». Now she knows it, she made it. Sara has defeated any embarrassment.
«I am stronger. I don’t even notice the imperfections. A pimple, a wrinkle haven’t got any importance for me. I haven’t got the hair , but if I look at myself in the mirror, I see me beautiful ».

Today, Sara is twenty-three years old, and her smile shines. Believe me.
When I ask to whom is she thankful for it, she hasn’t a doubt. To her family, that made her live all this story as a great game, that made her feeling different, but in a special way, exalting and bringing out from her the positive side of her peculiarity. Then, she is thankful to her friends, the true ones, who have never ignored her situation, but they made it her strongest point. They considered her as something newness to know.
«Until sometimes ago, I used to think that if my band would have fallen down for a mistake, I would had to disappear from around. Now I usually go to the university with the uncovered head. It’s my greatest victor ».

Remember. What could seem you a fragility, it’s what makes you unique. There is no judgement, no comment, no one that counts as you. It’s difficult to be strong when people around you discourage you, but continue to have faith. Don’t wait for pity, be proud of your being extraordinary. Show your talent and your capacities to the world. When someone will bring you down, try to find the strength to standing un again. You also know that beauty is what goes behind the surface. Shine where you can make the difference, because you are a masterpiece to not be hidden. Remember, you are perfect as you are.

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