Martedì 15 marzo ’22
«Finito di tagliare i capelli, la parrucchiera mi ha lavato la testa, mi sono alzata, mi sono specchiata e ho sorriso. Mi sono piaciuta tantissimo. Ѐ come se all’improvviso tutta l’autostima che avevo perso nel corso di questo percorso mi fosse tornata. Così. Ero nuova e anche se la malattia fondamentalmente c’era ancora, io ero guarita. Quel martedì non è stata una resa, quel giorno ho vinto io. Fino a quel momento subivo la malattia, subivo la vita, ero passiva in tutto. Tornavo dall’università e mi mettevo a letto, chiusa in camera, uscivo ma quando uscivo non c’ero. Il giorno dopo averli tagliati ho deciso di mettere una foto sui social e quando l’ho fatto mi sono liberata di tutto, è stato come dire al mondo: io sono così. Fine. Tutto era finito, non dovevo più nascondere nulla. Non so perché non abbia avuto la forza di farlo prima, non so perché avessi paura di farmi vedere dagli altri. Quando avevo i capelli lunghi non mi sono mai piaciuta al cento per cento, da quel giorno invece ho accettato come sono e mi vedo perfetta. Mi piaccio in tutto, mi sento unica rispetto a prima. Ora che mi stanno ricrescendo so che c’è la possibilità che li riperda e su questo ci dovrò lavorare, ma so di avercela fatta una volta. Ce la farò meglio altre cento».
Ѐ il 22 giugno di nove mesi prima. Brigitta ha appena discusso il suo elaborato di maturità dal titolo “il valore simbolico del taglio dei capelli”. L’ultima diapositiva dell’excursus storiografico termina con l’immagine emblematica di Sara, un’amica d’infanzia di sua sorella maggiore. Poche parole accompagnano la foto a testa scoperta: “Io non ho i capelli, ma se mi guardo allo specchio, mi vedo bella”.
A una settimana da quel giorno Brigitta è finalmente al mare a festeggiare il diploma. In acqua, d’un tratto, l’amica con lei nota una chiazza tra i capelli bagnati.
Da quel momento alla prima visita il tempo è breve. Alopecia areata, una malattia di cui Brigitta non ha mai sofferto prima.
«Non so spiegarmi l’assurdità degli eventi, era scritto, doveva succedermi».
Passano i giorni, i mesi, arriva Ottobre e la situazione peggiora. Da una chiazza ne compare una seconda, poi un’altra e un’altra ancora.
«A novembre ho iniziato a perderne tantissimi, ai bordi e anche dietro, completamente. Ricordo i pianti sotto la doccia a raccogliere i capelli, non si descrive. Avevo smesso anche di andare agli allenamenti perché ogni volta che li dovevo legare non era più possibile nasconderle. Non so perché volessi a tutti i costi che non si vedessero».
Insieme ai genitori, Brigitta parte alla ricerca di pareri e nuove possibilità di cura, si rivolge a medici, centri e strutture di città diverse ma nulla sembra poter davvero contrastare l’avanzare della malattia.
Comincia un vortice di stress e offuscamento, eppure in quel buio Brigitta trova presto la forza di chiedere aiuto. Lo fa come non ha mai fatto prima, come non si è mai data modo in diciannove anni di vita. Attraverso la psicologa impara a conoscersi, impara a stare nelle emozioni, a piangere quando ha voglia di farlo, ad accorgersi dei giorni felici. Inizia a parlare e a parlarsi, senza la voglia di scappare, senza il timore di ascoltarsi dentro.
Ѐ il venerdì che precede il 15 di marzo.
Brigitta ha chiesto a Sara di fare una passeggiata in un noto parco di Perugia. Ѐ il momento delle decisioni e nessuno più di lei può capire cosa stia provando. Le confessa di essere stanca di vedere i capelli cadere, vuole tornare a sentirsi tranquilla. Tagliarli del tutto le sembra la scelta più lecita. Lo sguardo assertivo di Sara è la spinta di cui ha bisogno.
Ѐ successo così, che hai smesso di chiedere il permesso per essere felice. Perché da quel vuoto sapevi di doverci uscire, ma non prima di averci guardato dentro. Andava guardato in faccia quel dolore, dentro ogni ombra, dentro ogni sfumatura, ogni squarcio che ha prodotto.
Stare bene non significa non avere momenti in cui soffri. E allora hai capito, che per trovare la bellezza che hai adesso prima dovevi cadere. Ѐ il bello del vuoto, che impari a saltarci dentro. Che mentre salti un po’ di luce riflette sempre. Ѐ tua, la vita che torni a sentire. Ѐ dal tuo buio che arriva.